12 giugno 2011

Versione: Intervento chirurgico per Alessandro, Curzio Rufo

TESTO LATINO:


Ceterum medici verebantur ne effluvium sanguinis efficerent corpus secando, quippe cum ingens telum in viscera penetravisset. Critobulus, inter medicos artis eximiae, sed territus in tanto periculo, metuebat ne infelix exitus sectionis in eius caput recideret. Lacrimantem eum ac metuentem et sollicitudine propemodum exanguem rex conspexerat: «Quid expectas? - inquit - Cur quamprimum hoc dolore me saltem moriturum non liberas? An times, ne reus sis, cum insanabile vulnus acceperim?» Tum Critobulus tandem, vel finito vel dissimulato metu, regem hortabatur ut se continendum praeberet dum spiculum evelleret. Rex, cum adfirmasset nihil opus esse iis qui semet continerent, sine motu praebuit corpus. Igitur patefacto latius vulnere et spiculo evulso, ingens vis sanguinis manare coepit et rex animo linquitur.

TRADUZIONE:

D'altronde i medici temevano di causare una fuoriuscita di sangue lacerando il corpo, poiché la potente freccia era penetrata nelle viscere. Critobulo, di straordinaria abilità tra i medici, ma impaurito in un così grande pericolo, temeva che un esito infelice dell'operazione chirurgica ricadesse sulla sua vita. Il re lo aveva visto mentre piangeva e mentre provava timore e quasi pallido per la preoccupazione: "Che cosa aspetti?" disse "Perché almeno sul punto di morire non mi liberi il più presto possibile da questa sofferenza? O hai forse paura di essere considerato colpevole avendo io subito una ferita incurabile?". Allora Critobulo finalmente, o avendo posto fine o avendo nascosto il timore, esortava il re a lasciarsi tenere fermo mentre cercava di strappare la punta. Il re, dopo aver dichiarato che non aveva affatto bisogno di quelli che lo trattenessero, presentò il corpo immobile. E così, allargata la ferita ed estratta la punta, cominciò a scorrere una notevole quantità di sangue e il re venne meno.

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