11 giugno 2011

Versione: Ulisse e Polifemo, Igino

TESTO LATINO:

Inde Ulixes pervenit ad Cyclopem Polyphemum, Neptuni filium, cui responsum erat ab augure Telemo, Eurymi filio, ut curaret ne ab Ulixe excaecaretur. Polyphemus media fronte oculum habebat et carnem humanam edebat. Qui, cum pecus in speluncam adduxisset, molem saxeam ingentem ad ianuam opposuit et, cum Ulixem cum sociis inclusisset,nonnullos eorum consumere coepit. Ulixes, cum videret eius immanitatem et feritatem vetare se non posse, vino, quod a Marone acceperat, eum inebriavit seque "Utin" vocari nuntiavit. Itaque cum oculum eius trunco ardenti exureret, Polyphemus clamore suo ceteros Cyclopas convocavit ut auxilium oraret eisque a spelunca, quae praecludebatur, dixit: "Utis me excaecat". Illi autem, cum crederent eum id dicere ut fratres derideret, neglexerunt. At Ulixes socios suos ad pecora et se ad arietem itaque a spelunca omnes fugerunt.


TRADUZIONE:

Da quel luogo Ulisse giunse presso il ciclope Polifemo, figlio di Nettuno, al quale era stato dato responso dall'indovino Telemo, figlio di Eurimo, di stare attento a non essere accecato da Ulisse. Polifemo aveva nel mezzo della fronte un occhio e mangiava carne umana. E questi, quando ebbe condotto il bestiame nella caverna, pose contro l'entrata un grande macigno di pietra e, avendo rinchiuso Ulisse con i suoi compagni, incominciò a divorare alcuni di loro. Ulisse capendo di non poter opporsi alla sua ferocia ed enormità, lo inebriò con il vino che aveva ricevuto da Marone, in seguito riferì di essere chiamato "Nessuno". E così bruciando con un tronco ardente il suo occhio, Polifemo fece venire tutti gli altri ciclopi con un grido per chiedere aiuto e dalla caverna che era chiusa disse a loro: "Nessuno mi acceca". Quelli però  supponendo che egli dicesse questo per deridere i fratelli, non lo tennero in considerazione. Mentre Ulisse legò i suoi compagni al bestiame e sé stesso all'ariete e così tutti fuggirono dalla grotta.

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