Tum vero pompeiani, neque ad explorandum locum castris idoneum neque ad progrediendum data facultate, necessario constitunt et procul ab aqua et natura iniquo loco castra ponunt. Sed caesar proemio non lacessit et eo die tabernacula statui passus non est, quo paratiores essent omnes ad insequendum, sive noctu, sive interdiu pompeiani erumperent. Illi, animadverso vitio castrorum tota nocte munitiones producunt catstraque castris convertunt. Hoc idem postero die a prima luce faciunt totamque in ea re diem consumunt. Sed quantum opere processerant et castra protulerant, tanto aberant ab aqua longius et presenti malo aliis malis rimedia dabantur.
TRADUZIONE:
In effetti in quel momento i Pompeiani, non essendo stata data la possibilità di esplorare un luogo idoneo per l'accampamento né di avanzare, necessariamente si stabiliscono lontano dall'acqua e pongono l'accampamento in un luogo non adatto per la conformazione naturale. Ma Cesare non provoca battaglia e in quel giorno non permise di piantare le tende affinché tutti fossero più preparati ad attaccare se i Pompeiani avessero fatto una sortita di notte o di giorno. Quelli, constatato il punto debole dell'accampamento, per tutta la notte estendono le fortificazioni e le spostano da un accampamento all'altro. Fanno questa medesima cosa durante il giorno seguente dall'alba e impiegano tutta la giornata in questa occupazione. Ma di quanto erano avanzati con l'opera di fortificazione e di quanto avevano portato avanti l'accampamento, di altrettanto erano più distanti dall'acqua e si ponevano rimedi allo svantaggio presente con altri danni.
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